Tra forma e anima: il viaggio artigianale di Raffaele Talarico nel mondo del pennello da barba
1. Raffaele, il tuo nome è ormai sinonimo di eccellenza tra gli appassionati di rasatura tradizionale. Quando hai capito che il pennello da barba sarebbe diventato il tuo mezzo espressivo principale?
Inizialmente, realizzavo i manici esclusivamente a mano libera, utilizzando solo raspe e lime. Il passaggio alla tornitura ha rappresentato una svolta, aprendomi a nuove possibilità: mi ha permesso di combinare materiali differenti e creare manici più lineari, oltre a rendere i prodotti più accessibili per il mercato. Ancora oggi molti clienti preferiscono i manici realizzati a mano, e sono sempre lieto di soddisfarli: credo che la personalizzazione sia un principio fondamentale per ogni artigiano, ovviamente tenendo conto di limiti di budget e possibilità.
2. Molti artigiani si concentrano sul bilanciamento tra funzionalità e bellezza. Tu invece parli spesso di “anima del pennello”. Cosa intendi esattamente con questo concetto?
Penso, ad esempio, all’ulivo calabrese, all’olmo dell’Appennino tosco-emiliano, ai legni di limone e arancio siciliani, o alle radiche di erica arborea, che per noi calabresi rappresentavano sostegno e sopravvivenza delle comunità. Ogni materiale aggiunge profondità e storia al pennello. Amo anche raccogliere legni sulle spiagge tra Crotone e Catanzaro: sono materiali carichi di memoria e significato.
Un caso affascinante è la “Morta”, un legno di palude rimasto sommerso migliaia di anni e riportato alla luce. Recentemente, ho iniziato a utilizzare radiche dal Sud Est asiatico – Thailandia, Bali, Indonesia – scelte per le loro venature e il profondo valore culturale che portano, riflettendo anche una parte della mia storia personale e il rispetto per la sostenibilità.
Durante la creazione, cerco sempre l’equilibrio tra funzionalità ed estetica. Grazie alla mia formazione classica, sono molto attento alle proporzioni e alla bellezza delle forme; il mio background tecnico mi assicura invece che ogni pennello sia pratico oltre che bello. Questa fusione tra arte e scienza dà vita a pezzi davvero unici, ricchi di significato e di anima.
3. Hai una filosofia ben precisa nella scelta dei materiali. Ci puoi raccontare un episodio in cui hai rifiutato un materiale che altri avrebbero considerato “accettabile”?
Tuttavia, nel corso degli anni, ho sviluppato uno stile specifico e riconoscibile che mi contraddistingue. È fondamentale che l’insieme funzioni in modo armonico: i materiali devono integrarsi perfettamente con la forma, garantendo ergonomia e estetica.
4. Le tue impugnature sembrano avere un’identità visiva marcata, quasi scultorea. C’è un’influenza artistica o culturale che guida il tuo stile? Magari qualcosa che esula completamente dal mondo della rasatura?
Una delle principali ispirazioni viene dal movimento Bauhaus, celebre per l’equilibrio tra funzionalità ed estetica. Il principio “form follows function” guida il mio lavoro: ogni pennello nasce per essere non solo bello, ma anche efficace. L’approccio minimalista del Bauhaus si riflette nella ricerca di linee pulite e forme essenziali, che pongono l’accento sulla semplicità e l’eleganza del design, eliminando il superfluo.
L’influenza del brutalismo e dell’architettura minimalista si ritrova nella scelta dei materiali e nelle forme delle impugnature. Questi stili valorizzano la purezza delle superfici e la sincerità dei materiali, elementi che cerco di integrare nei miei pennelli per renderli sia funzionali che visivamente impattanti.
Il neoclassicismo è un altro riferimento importante: armonia, equilibrio e cura delle proporzioni sono valori che ricerco in ogni dettaglio, per dare vita a pezzi dal fascino senza tempo. La classicità di queste forme è ciò che desidero trasmettere, fondendo tradizione e innovazione in ogni creazione.
5. Come ti relazioni con l’innovazione? Hai mai pensato di inserire elementi non convenzionali come inserti in metallo, ceramica o materiali riciclati nei tuoi pennelli?
6. La personalizzazione è una parte importante del tuo lavoro. Qual è stata la richiesta più strana o difficile da realizzare per un cliente?
Questo dialogo è essenziale per arrivare a un prodotto condiviso e personalizzato, che soddisfi il cliente e rispecchi anche la mia visione artigianale. Le richieste più belle evocano luoghi e sensazioni. Sono ispirazioni sia estetiche che emotive, che mi permettono di creare oggetti che raccontano storie.
7. Alcuni produttori si affidano alla replica in serie dei modelli più richiesti. Tu sembri preferire la creazione di pezzi unici. Cosa ti spinge a mantenere questo approccio?
Un aspetto centrale è la natura delle materie prime: ad esempio, il legno presenta venature, toni e imperfezioni unici, segni impossibili da replicare identicamente. Anche mantenendo forme simili, la naturale variazione di colori e sfumature rende ogni creazione irripetibile.
L’artigiano deve quindi dedicare uno studio estetico a ogni pezzo: si tratta di tecnica, sì, ma anche di osservazione, intuizione, scelta. Ogni oggetto deriva da decisioni consapevoli su come esaltare una fibra, quale finitura usare, dove fermarsi per rispettare il materiale. In questo risiede l’anima artigiana: la tradizione dialoga con la materia creando oggetti mai “ripetuti”, ma sempre filtrati dalla sensibilità dell’artigiano.
Come evidenzia Spirito Artigiano, questo approccio è anche una forma di resistenza alla massificazione e una dichiarazione di autenticità. L’artigianato trasmette storia, conoscenze ed emozione della comunità. Ogni prodotto diventa così un racconto, unico nella sua identità.

8. Hai mai considerato di collaborare con altri artigiani? Se sì, che tipo di sinergia ti piacerebbe creare?
Ciò che m’interessa davvero è il valore dello storytelling che accompagna ogni collaborazione. Mi piace che i prodotti frutto di questi incontri raccontino una storia autentica, capace di emozionare chi li sceglie. Quando trovo un artigiano con cui condivido visione, linguaggio e sensibilità tecnica, e una complementarietà pratica, la collaborazione risulta naturale e preziosa.
9. Qual è l’aspetto del tuo lavoro che trovi più sottovalutato da chi si approccia i tuoi pennelli e all‘artigianato in generale?
Non c’è soltanto la manualità dell’artigiano, ma anche una serie di investimenti materiali e intellettuali: dalle attrezzature ai materiali selezionati con cura. Oggi, ad esempio, il costo dei ciuffi è cresciuto notevolmente, arrivando a rappresentare oltre due terzi del prezzo di produzione. Questa impennata non è visibile dall’esterno, ma incide in modo decisivo sul valore del pennello.
Va detto che questa percezione distorta non è colpa degli utenti, ma spesso deriva da chi si improvvisa artigiano, assemblando componenti preconfezionati e chiamandoli “artigianali”. Incollare un ciuffo di dubbia qualità su una resina, senza attenzione a qualità o innovazione, non significa onorare la vera tradizione artigiana.
Credo ci sia spazio per tutti, e non giudico chi sceglie vie diverse. Tuttavia, la vera durata dell’artigianato si fonda sulla qualità e sulla ricerca. I prodotti cosiddetti “artigianali” low cost possono offrire visibilità iniziale, ma raramente mantengono valore nel tempo.
Per questo rispetto e sostengo quei colleghi che, come me, investono in attrezzature, materiali di pregio e aggiornamento tecnico. Grazie al loro impegno e alla loro etica, l’artigianato resta capace di offrire ai clienti non solo un oggetto, ma una storia, un’esperienza e un valore destinato a durare.
10. Infine, se potessi creare un solo pennello definitivo, quello che racchiude tutta la tua esperienza e la tua visione, che caratteristiche avrebbe? E a chi lo regaleresti?
Il pennello da barba ideale nasce dall’incontro tra materia e anima, tecnica e ispirazione. Il pennello da barba ideale è molto più di un semplice oggetto: è viaggio, racconto, fusione tra mani, mente e cuore. È fatto per chi ama la storia, la sostanza e la bellezza, per chi crede che anche i piccoli gesti quotidiani meritino strumenti unici e irripetibili.
Il design segue la scuola del Bauhaus e del minimalismo: puro nelle linee, proporzionato, elegante ma mai ostentato. Il principio della “forma che segue la funzione” guida ogni scelta.
Il pennello è piacevole da impugnare: solido ma leggero, con una perfetta distribuzione dei pesi. La scelta del ciuffo (tasso silver tip di altissima qualità) è fatta su misura in base alla sensibilità del cliente. Tutta la costruzione tiene conto dell’uso quotidiano, della durabilità e della facilità di manutenzione.
Tutto discende dal dialogo col cliente: la storia che il pennello racchiude non è solo quella dell’artigiano, ma anche del suo futuro proprietario.
Un simile pennello si addice a personaggi storici che hanno saputo coniugare tradizione, rigore e innovazione, e che si sono distinti per sensibilità verso la materia e la bellezza del quotidiano. Un esempio perfetto potrebbe essere Leonardo da Vinci: uomo di scienza e di arte, curioso e attento, capace di vedere l’anima nelle cose, amante delle proporzioni, dell’ingegno e della manualità raffinata.
In alternativa, potrebbe incarnare lo spirito di un Gio Ponti – architetto, designer e innovatore italiano – capace di interpretare la tradizione artigianale in chiave moderna, senza mai perdere il contatto con la materia e la storia.
11. Ogni tuo pezzo sembra raccontare una storia, ma immaginiamo che tu abbia già in mente il prossimo capitolo. Puoi svelarci che direzione prenderai o cosa stai sperimentando in questo momento?
Diciamo che qualche spoiler c’è già stato – sto lavorando su dei materiali legati ai vari territori italiani – molto interessanti e particolari. Ognuno di questi oggetti racconterà un territorio, una cultura regionale attraverso dei prodotti particolarmente apprezzati! Stay tuned!
Grazie mille per la tua disponibilità, un saluto da parte nostra.
Gianni Azzarone e tutti i fondatori e membri di De Razors & Beyond.