Il vento, il legno e la lama: il rituale artigiano di EntuLab
In un mondo che corre veloce, dove i gesti quotidiani diventano sempre più automatici, c’è chi sceglie di rallentare e restituire valore al tempo. Sergio Cavallo, fondatore di EntuLab, ha trasformato la rasatura tradizionale in un rituale consapevole, unendo estetica, artigianalità e memoria culturale. Nato a Napoli, cresciuto tra le geometrie essenziali di Tokyo e oggi radicato nel cuore della Sardegna, Sergio racconta il suo percorso umano e creativo, fatto di legni pregiati, curve scolpite e vento che plasma. In questa intervista ci guida nel suo laboratorio, dove ogni pennello da barba è molto più di un oggetto: è un frammento di storia, un gesto di bellezza, un invito alla lentezza.
1. Sergio, partiamo dall’inizio: come nasce la tua passione per la rasatura tradizionale e cosa ti ha spinto a trasformarla in un progetto artigianale come EntuLab?
La mia passione per la rasatura tradizionale è nata in Giappone. Ho vissuto a Tokyo per 14 anni. Una sera, in una delle terme che frequentavo di solito, ho visto un giapponese radersi lentamente, quasi fosse un rituale. In quel momento ho pensato che la rasatura potesse essere qualcosa di meno meccanico: poteva diventare un’esperienza rilassante e consapevole. La stessa sera, era il 2010 se non ricordo male, ho iniziato a documentarmi e mi sono imbattuto nel forum italiano sulla rasatura tradizionale. È stato come aprire una porta su un mondo nuovo. Ho comprato un pennello, un sapone e un Merkur 33C. Poi sono arrivati i rasoi vintage trovati nei mercatini o online, i manolibera e, infine, i kamisori e le pietre naturali giapponesi. Insomma, sono diventato un collezionista in breve tempo.
Dopo aver preso la decisione di tornare in Italia, ho pensato che sarebbe stato bello trasformare questa passione in un lavoro. L’idea all’inizio era quella di coinvolgere artigiani locali, ma ben presto ho capito che, se volevo davvero esprimere la mia idea, avrei dovuto imparare a tornire da solo i miei pennelli. Così è nato EntuLab.
2. Il nome EntuLab è molto evocativo. Puoi raccontarci cosa significa per te e come rappresenta la tua filosofia di lavoro?
“Entu” in sardo significa vento: un elemento molto presente in Sardegna e che porta movimento ed energia e modifica profondamente il paesaggio. Non è raro vedere ginepri piegati dal vento, in prossimità di alcune spiagge. Per me rappresenta la libertà creativa e la voglia di dare forma alla materia.
Il logo è una rappresentazione grafica che riprende una pintadera nuragica, nello specifico quella di Genna Maria. Le pintadere erano antichi stampi in terracotta, pietra o metallo decorati con motivi geometrici diversi, utilizzati secondo alcune ipotesi, per imprimere simboli su pane, tessuti o forse anche sul corpo, in riti legati alla fertilità e alla vita comunitaria. Sono, quindi, oggetti che racchiudono un forte valore simbolico: rappresentavano appartenenza, identità, connessione con la terra. È un richiamo alla tradizione e alle radici dell’isola che mi ha accolto, alla mia “terza casa”.
3. Quali sono le caratteristiche che distinguono i pennelli EntuLab da quelli di altri artigiani o marchi sul mercato?
Secondo me ogni artigiano porta inevitabilmente nel proprio lavoro la sua storia, il suo vissuto, gli studi che ha fatto e persino un pizzico della propria impulsività. Nel mio caso credo che i pennelli EntuLab siano il risultato delle città e delle culture che hanno incrociato il mio percorso di vita. Sono nato a Napoli, dove ho assorbito la ricchezza visiva delle architetture storiche, i palazzi con le loro colonne e decorazioni, un senso di grandezza che inevitabilmente si imprime nello sguardo. Ho poi trascorso molti anni a Tokyo, dove ho imparato ad apprezzare l’essenzialità, il rigore delle linee pulite, ma anche i contrasti e la filosofia di un design che non è mai fine a se stesso, ma
cerca equilibrio e armonia. Oggi vivo a Nuoro, nel cuore della Sardegna, dove la Barbagia racconta un’estetica più naturale, autentica e rustica. Tutto questo, anche se in maniera inconsapevole, si riflette nelle forme che creo: amo le curve profonde, ma al tempo stesso non rinuncio alla sobrietà delle linee semplici e al fascino di un design minimalista.
4. Il pennello da barba è spesso considerato un oggetto tecnico, ma anche di fascino. Come unisci funzionalità ed estetica nei tuoi lavori?
Sono onesto, per me l’estetica ricopre un ruolo primario. Non perché la funzionalità non sia importante anzi, un pennello deve sempre essere ergonomico e durare nel tempo. Credo che un oggetto debba prima di tutto emozionare. Un pennello da barba è qualcosa che accompagna gesti intimi e quotidiani e merita di avere un carattere. Parto dalla scelta del legno e, dopo averlo sgrossato e cilindrato, scelgo il lato che ospiterà il ciuffo. Curo moltissimo le linee e le proporzioni allo scopo di dar vita ad un pezzo unico, capace di unire bellezza e funzionalità. Procedendo con la tornitura controllo molto frequentemente, in maniera quasi maniacale le curve e l’ergonomia dell’impugnatura.
5. Che materiali utilizzi principalmente per i tuoi pennelli e come selezioni i ciuffi, i manici e le finiture?
Il materiale che più amo lavorare è senza dubbio il legno. Essendo oggetti di dimensioni contenute, scelgo legni e radiche dalle venature fitte e ricche di particolari e contrasti, che possano esprimere il massimo del loro carattere anche in piccoli volumi. L’ulivo, ad esempio, è uno dei miei preferiti: un legno unico, dal profumo intenso e dalla storia antichissima, profondamente legato alla nostra cultura mediterranea. In Sardegna, a Luras c’è S’Ozzastru o “patriarca della natura”, un imponente olivastro, di circa 4000 anni. Immagina quante ne ha viste! Poi ci sono le radiche, come quelle di olmo, di erica o di madrona, che considero veri e propri scrigni di fascino, capaci di trasformare un pennello in un pezzo dal carattere irripetibile. Accanto al legno, da un po’ di tempo utilizzo anche la resina, un materiale che mi affascina per le sue innumerevoli possibilità creative e che mi permette di sperimentare sempre nuove combinazioni. La scelta della finitura dipende molto dal legno: per alcune essenze prediligo un effetto lucido e profondo, capace di esaltare i contrasti naturali, mentre per altre preferisco una satinatura più sobria ed elegante. Ad esempio, sul wengé o sull’amaranto trovo che la finitura satinata sia la più adatta a valorizzarne la personalità. In ogni caso, ciò che considero imprescindibile è che la superficie sia ben protetta, non solo dall’umidità, ma anche dall’usura quotidiana.
Per quanto riguarda i ciuffi, mi sono focalizzato sui sintetici. Già da molti anni ormai la qualità delle fibre sintetiche è cresciuta enormemente e oggi offrono prestazioni eccellenti, unite a diversi vantaggi pratici. Cerco quindi di proporre le opzioni più diffuse, così che ogni appassionato possa trovare il giusto equilibrio tra comfort e prestazioni.
6. Ogni pezzo artigianale porta con sé una parte del suo creatore. Quale messaggio o valore vuoi trasmettere con i tuoi pennelli?
Non saprei. Quello che posso dirti è che ho imparato a valorizzare e soprattutto a rispettare la materia prima che utilizzo. Per me questo è un concetto molto importante e una costante del mio lavoro. Più che un messaggio preciso, ciò che cerco di trasmettere attraverso i miei lavori è il rispetto e la cura della materia prima. Ogni legno ha una sua storia e una sua personalità, e il mio compito è valorizzarla al meglio. Questo approccio si riflette in ogni dettaglio: dalle forme che scelgo, alle proporzioni, fino alle finiture, affinché ogni pennello sia unico, funzionale e durevole nel tempo. Credo che questa attenzione alla qualità e alla coerenza del lavoro artigianale sia il valore più autentico che un oggetto possa trasmettere a chi lo usa.
7. I social, in particolare Instagram, ti permettono di entrare in contatto diretto con appassionati di tutto il mondo. Come vivi questo rapporto con la community?
Quando ho deciso di intraprendere questa avventura ho pensato subito a Instagram come possibile vetrina online. È davvero incredibile quanti contatti si possono creare con persone sparse per il mondo, ma accomunate da una stessa passione. Mi confronto e scambio idee con molti utenti quasi quotidianamente. Condividere le esperienze è molto importante e nelle prime fasi questa cosa mi ha aiutato tanto. È anche vero che ho iniziato su un forum “vecchio stile” e ti confesso che a volte guardo indietro a quei tempi con una certa nostalgia. Le informazioni prima te le dovevi sudare, erano delle conquiste. Non so, era romantico! ;)
8. Hai in mente qualche novità o progetto futuro che puoi svelarci in anteprima?
C’è nell’aria qualche progetto e collaborazione, ma è ancora prematuro parlarne. Posso dirti però che sperimento continuamente con i materiali: gran parte dei miei pensieri è occupata dal “come sarà il prossimo?”. Di recente, ad esempio, ho iniziato ad aggiungere cariche minerali alla resina per ottenere effetti particolari. Insomma, c’è sempre qualcosa che bolle in pentola…quindi, come si dice, stay tuned!
9. Un consiglio da artigiano: cosa dovrebbe cercare un appassionato quando sceglie il suo primo pennello da barba?
La scelta del primo pennello dipende da alcuni aspetti fondamentali: il tipo di montaggio che si preferisce, il livello di manutenzione che si è disposti a dedicargli e il tipo di esperienza di rasatura che si cerca. Una volta chiari questi punti, è utile informarsi attraverso forum o gruppi di appassionati per capire le differenze tra le varie opzioni. Allo stesso tempo, è importante affidarsi anche al proprio gusto personale: un pennello deve piacere, trasmettere sensazioni piacevoli e diventare parte della routine quotidiana. In sostanza, il miglior pennello è quello che unisce praticità, qualità e, per quanto possa essere soggettivo, bellezza.
10. Per concludere: cosa significa per te il successo di EntuLab? È più il riconoscimento del cliente, la soddisfazione personale, o la crescita del brand?
Credo sia un po’ la somma di tutte queste cose e, per quanto mi riguarda, proprio in questo ordine. Ricordo l’emozione che ho provato quando ho visto la prima volta un mio pennello in un video. Le parole dell’utente mi hanno colpito profondamente e mi hanno dato uno stimolo enorme a continuare. D’altro canto non credo che riuscirei a proporre qualcosa di cui non sono convinto al 100%. Quindi in sostanza un pennello deve prima di tutto piacere a me. Ho una mensola piena di manici che aspettano una seconda chance. Qualcuno di loro l’ha avuta. :)
Grazie.