DLC-YAQI Thot (RAASS2584): La Stadera del Giudizio
C’era una volta l’Italia.
Non perché oggi non ci sia più, ovvio: esiste ancora, perlomeno come espressione geografica.
Ma perché l’Italia (quella con la ‘I’ maiuscola) di un tempo, (diciamo dai primi del ‘900 sino agli anni ’80) oltre a essere una potenza economica, era considerata il punto di riferimento mondiale per lo stile, l’impresa privata, l’artigianato, il lusso.
Era il fiore all’occhiello di una certa maniera di intendere la vita – la dolce vita.
Erano gli anni in cui un’azienda milanese, la FunKen, produceva rinomati rasoi di sicurezza che ancora oggi sono ricercatissimi dai collezionisti.
Poi, come tutti ben sappiamo, l’incantesimo è finito. E l’unica cosa rimasta sono i ricordi, o quasi (non che sia poco, eh).
La decisione dell’azienda cinese YAQI di riprodurre uno dei rasoi della casa milanese (per la precisione, la testina n. 471 montata su manico esagonale, in commercio tra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso) si inserisce nel suo già vasto campionario di riproduzioni di rasoi di sicurezza vintage europei e americani, operazione funzionale a più scopi: celebrare la tradizione tonsoria dei suddetti paesi, ricuperare alcuni degli strumenti più pregiati del wet shaving del secolo scorso realizzandoli con materiali di qualità, e dare la possibilità a tutti gli appassionati di provare rasoi dall’ardua reperibilità, anche nei mercatini antiquari specializzati.
Questo particolare modello è stato proposto per la riproduzione a YAQI da Massimiliano Neri di DERazors&Beyond, che ha messo a disposizione dell’azienda l’esemplare originale in suo possesso. A lui si deve anche la scelta del nome del rasoio che recensiamo oggi:
DLC-YAQI THOT modello RAASS2584.
Thot, la divinità egizia dell’oltretomba, dio ibiocefalo – cioè dalla testa di Ibis, che è anche il logo della FunKen – il cui compito era quello di pesare le anime dei defunti nel giudizio dopo la morte, nell’oltretomba, decretandone il destino ultimo di salvezza o di distruzione.
La stadera, dunque; la barra d’acciaio a cui tutto s’appende, e dove anche un peso infinitesimale può fare pendere il fato da una parte o dall’altra.
Realizzato in acciaio 316l, in tre pezzi; il peso è di soli 61 grammi (il manico, lungo 75 mm, è cavo). L’esposizione non è dichiarata – è presumibilmente neutra, o blandamente positiva – il gap è di 1.35 mm.
Gap elevato ed esposizione positiva sono piuttosto comuni nei rasoi vintage, dovendo questi spesso affrontare barbe poderose per foltezza e durezza (il barbiere e il rasoio a mano libera erano lussi che in pochi potevano permettersi regolarmente).
Il Thot però, come il FunKen da cui deriva, ha un’equilibratura d’uso eccellente: la lametta si percepisce in modo chiaro sul viso, mettendo subito sul chi-va-là la mano dell’utilizzatore, ma il rasoio non è mai mordace come le sue caratteristiche farebbero di primo acchito sospettare.
Con mano attenta e allenata è piuttosto dolce ed efficace, e affronta senza problemi qualunque tipo di barba (preferibilmente quelle di tre giorni o più).
La barba non ha scampo. Il dio ha parlato.
Il Giudizio è stabilito. Il suo destino è segnato.
Gran bella recensione, grazie!