Aggressività ed efficacia del rasoio di sicurezza, parliamone…
Per chi si affaccia sul mondo della rasatura tradizionale e per chi vi è entrato da poco tempo (ma anche per utenti più esperti e smaliziati) è frequente imbattersi, leggendo commenti e recensioni online di rasoi di sicurezza, in termini come ‘aggressività’, ‘efficacia’, ‘profondità’ a questi applicati, usati come se fossero sinonimi tra loro. La perplessità che ne deriva è dunque più che legittima, specie per il neofita, e dunque è sicuramente utile dedicare qualche parola a questi concetti sperando di poter fare, per quanto possibile, un po’ di chiarezza.
‘Profondità’ è, di sicuro, il termine che meno abbisogna di spiegazioni, e su cui è più facile che i vari tonsori possano convergere senza che insorgano fra loro incomprensioni e travisamenti. La profondità è la capacità che ha il rasoio, unitamente alla lametta di cui è armato, di rimuovere il pelo della barba dallo strato superficiale dell’epidermide. Tanto più il rasoio con la sua lametta è profondo, tanto meno pelo rimane nello strato superficiale dell’epidermide, tanto più tardi si percepirà la ricrescita della barba nelle ore immediatamente successive alla rasatura.
Per i termini ‘efficacia’ e ‘aggressività’, invece, è opportuno fare un unico discorso, giacché vengono spesso percepiti come intercambiabili sebbene, a giudizio di chi scrive, rappresentino due aspetti differenti dell’azione del rasoio. L’ ‘efficacia’, di per sé, è la pura capacità che il rasoio ha di portare via il pelo della barba dall’epidermide con il minor numero di passaggi sul viso; l’ ‘aggressività’, invece, è la modalità con cui l’efficacia del rasoio si manifesta nel momento in cui questo passa sulla pelle. Il fraintendimento nasce nel momento in cui si vanno a considerare i fattori che rendono un rasoio più o meno efficace (gap, esposizione della lametta, peso complessivo, ecc.), perché sono gli stessi che possono renderlo più o meno aggressivo, cioè che possono far diventare più acuto e mordace il suo passaggio sulla pelle.
Tuttavia, non necessariamente – e qui sta il fulcro della questione – un rasoio molto efficace deve essere aggressivo, cioè risultare mordace e scorbutico in fase di rasatura.
L’efficacia di un rasoio, a parte le caratteristiche tecniche della lametta con cui viene armato, è data da un insieme di fattori che solitamente vengono racchiusi nel concetto di ‘geometria’ della testina. In generale, i fattori che risultano determinanti per rendere più o meno efficace un rasoio sono due: il gap, cioè lo spazio che separa la lametta dalla barra di sicurezza, e l’esposizione, cioè la quantità di spazio con cui la lametta ‘sporge’ rispetto alla barra di sicurezza. Altri due fattori, pur fondamentali, tendono ad incidere meno, anche se vale la pena menzionarli: parliamo del peso del rasoio e della curvatura che il coprilametta e il pettine imprimono sulla lametta.
La combinazione di questi fattori (la ‘geometria’, dicevamo prima) è quella che determina l’efficacia totale del rasoio e il modo in cui questo la manifesta (la sua aggressività, appunto). Vediamo come.
Tanto più il gap è elevato, tanto maggiore sarà cioè lo spazio che separa la lametta dalla barra di sicurezza, tanto più sarà ampio l’angolo con cui la lametta sarà in grado di lavorare sul viso. Se l’esposizione del rasoio è neutra (cioè la lametta non sporge di nulla oltre il bordo del pettine), un gap più grande conferisce, in genere, una maggiore efficacia. Proprio per questo i rasoi che, di norma, vengono consigliati a chi si approccia alla rasatura tradizionale (Wilkinson Classic, Edwin Jagger DE89, Muhle R89, Gillette King C, ecc.) hanno esposizione neutra e gap contenuto: diminuendo l’angolo totale in cui il rasoio può lavorare, diminuisce al contempo la possibilità di causare irritazioni, punti rossi ed escoriazioni dovute alla poca dimestichezza d’uso dell’utente, che comunque rimangono possibili. Chiaro è, parimenti, che anche l’efficacia del rasoio ne risente. All’aumentare del gap diminuisce la protezione fornita barra di sicurezza; rasoi con gap superiori al millimetro sono, di fatto, più simili a shavette che a rasoi di sicurezza nell’uso, e richiedono una mano esperta per essere usati senza timore di spiacevoli conseguenze.
L’esposizione della lametta, cioè la misura di quanto sporge la lametta rispetto al bordo della barra di sicurezza, è il fattore che più determina aggressività ed efficacia. Più aumenta l’esposizione, più la barra di sicurezza diventa, per il rasoio, un mero orpello decorativo. Essendo la lametta del tutto ‘libera’ sulla pelle, la sua efficacia aumenta esponenzialmente ma, assieme a questa, aumenta di pari passo l’aggressività, a meno che non intervengano altri fattori a limitarla.
In generale, rasoi con esposizione di molti decimi di millimetro sono a tutti gli effetti degli shavette, a prescindere da gap, peso e curvatura della lametta; identico discorso vale per rasoi con esposizione più bassa, ma dal gap molto marcato. Parliamo di rasoi di grandissima efficacia, ma anche estremamente aggressivi, visto che fanno sentire la lama nuda e cruda sulla pelle, con cui la vostra mano ha come unico supporto la sua sola esperienza. Rasoi estremi per gap ed esposizione possono tranquillamente essere considerati come meri oggetti da collezione – tanto vale passare al mano libera, o direttamente al coltello.
Rasoi con esposizione positiva, gap contenuto e curvatura accentuata della lametta sono i rasoi che meglio permettono di comprendere la differenza tra aggressività ed efficacia. L’esposizione positiva infatti assicura notevole profondità di rasatura (= grande efficacia), ma il gap misurato e la curvatura rendono al contempo il taglio dolce e confortevole.
Morale della favola: il rasoio ‘aggressivo’ è ‘efficace’, il rasoio ‘efficace’ non sempre e non per forza è ‘aggressivo’.