DLC-YAQI CHROME (RASS1902): dell’abito e del monaco…
Il famoso detto secondo cui “L’abito non fa il monaco” fa parte del patrimonio universale della saggezza collettiva, indubbiamente.
Lo Yaqi Chrome (RASS1902), però, è qui per mettervi in guardia.
È l’eccezione che conferma la regola.
Innanzitutto, partiamo con le specifiche: il rasoio in questione è composto di una testa in lega di zinco e di un manico in acciaio inossidabile, dal peso totale di circa 90 gr. Non parliamo quindi del gemello con il manico in ottone cromato (il RAC1801), sostanzialmente identico ma di un paio di grammi più pesante.
Al primo sguardo, ciò che di sicuro colpisce immediatamente la vista è il manico, con la sua lucentezza e la sua lavorazione. Quel che invece passa in secondo piano – ed è qui l’imprudenza più grossa che si possa commettere… – è la testina, la cui geometria, a uno sguardo cursorio, sa già di trito e ritrito (EJde89, Muhle r89, ecc. ecc.). Lo si catalogherebbe immantinente come roba da neofiti, buona per prendere confidenza e poco più – ma sul ‘neofitismo’ e concetti annessi tratteremo a suo tempo, in un post dedicato.
Ed è qui che il monaco diventa ‘desnudo‘.
Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con la rasatura tradizionale è conscio che il discrimine che separa fra loro efficacia/aggressività/dolcezza è grande nell’ordine dei decimi di millimetro. Una dimensione che richiede attenzione per essere valutata accuratamente.
Ora, Yaqi non rilascia informazioni inerenti al gap e all’esposizione della lametta di questo rasoio, quindi, in assenza di strumentazione idonea, si possono fare soltanto delle stime soggettive ( ‘a occhio’ e ‘a pelle’). Ma se l’occhio può ingannare, la pelle non mente mai.
È lei il giudice più implacabile.
L’occhio (il mio, obviously), stima il gap di questo rasoio sui 0,7 mm o anche meno. Un gap tranquillo, che non lascia presagire particolari problemi o difficoltà alla mano che si accinge ad armare e impugnare il rasoio – da neofiti, appunto.
Ma che l’occhio sia fallace, in questo caso, ve ne accorgete non appena appoggiate il rasoio sulla pelle.
La lametta si sente. Tutta.
La stima dell’esposizione non rientra nelle mie capacità esatte di calcolo; posso quindi solamente fare paragoni con altri rasoi che ho già provato.
Dire che è positiva è banale. Non è estrema come nello Knight Helmet o nel Beast, tanto per rimanere in casa Yaqi (ma, in questo caso, parliamo di due mostri), tuttavia è abbastanza pronunciata da far spazzare via alla lametta qualunque cosa incontri lungo la sua via, e da farvi buscare qualche irritazione se non avete la mano calibrata.
Impugnato con consapevolezza, dopo averci preso la giusta confidenza (e basta poco, perché la curvatura della lametta, pur non rendendo l’angolo d’uso obbligato, rende l’utilizzo piuttosto intuitivo), il rasoio lavora d’incanto, e coniuga profondità – Ça va sans dire – e scorrevolezza.
L’unico neo, che è però giustificato dal costo bassissimo del rasoio, è il materiale con cui è fatta la testina in abbinamento al manico, che la rende soggetta facilmente a rottura e usura (la lega di zinco è molto meno resistente dell’acciaio).
Chiunque ami i rasoi efficienti non ne rimarrà deluso.